venerdì 30 dicembre 2011

L'ombra della salute di Alberto Pellegatta (Mondadori Lo Specchio) - recensione di Luigi Carotenuto su www.lestroverso.it

Sembra farsi da parte l'uomo tra le righe dei versi di Alberto Pellegatta, dileguarsi, etimologicamente, come la salute. Questo “mistero sconcio, meraviglioso […] senza futuro”, è proprio l'oggetto di indagine del poeta. Da Tasso a Hölderlin, la poesia è stata spesse volte sul ciglio della propria ombra: malattia, follia, decadenza hanno attraversato intere esistenze e pagine. Pellegatta esalta l'oscurità del reale, le controversie vitali offrendo un quadro tumultuoso e icastico proprio grazie alla quasi totale assenza dell'io sulla scena. Mettendo in discussione qualunque io (“«Chi siamo? » chiede il quasiprete / quando piuttosto dovrebbe / domandarsi se per caso / siamo veramente”) dileggiando pose e luoghi comuni (“il poeta glamour / leggeva i nostri stessi giornali”), fissando in sentenze di verità incontestabile il nostro esser-ci disintegrato ( “Ma adesso, l'attimo presente, è la capitale del Tempo). Abbagliano i colori presenti nel libro, sgargianti, fantascientifici (la “glassa verde” ci fa venire in mente i quadri di Max Ernst)  o scuri, reietti, caravaggeschi (neri e macellerie sanguinolente riportano a Goya, Rembrandt, Bacon), visioni cosmogoniche, apocalittiche, “squassi e squagliamenti”, vaneggiare d'uomini che “Ricompilano la scienza / mentre la storia prende fuoco”; dunque, se “l'attualità è intermittente / come un'immagine rotta”, non resta forse che seguire la memoria dalle “stanze immense / camere colme di specchi”, o infilarsi dentro “un pacchetto di spazio sicuro e di presentimenti”. Resterà, di noi, “un sole in ogni foto. Moltiplicato, mobile / nel mobile, ritardato”.

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